Famiglia
Privata, Famiglia Controllata
Nelle sue radici di comunione la famiglia ha la forza per
sconfiggere il dominio dell'economia di mercato e per generare una società
più umana
Di Dante Balbo
CERCAVO
UN TESORO E NE HO TROVATI DUE
Qualche tempo fa, mi è stato richiesto di tenere un momento di formazione
alla Scuola per Operatori Sociali di Mendrisio sul tema dell'accompagnamento
dei malati terminali. Per parlarne ho cercato tra la documentazione di Caritas
qualche spunto. Ho trovato quello che cercavo in un fascicolo pubblicato da
Caritas Ticino nel 1991, dal titolo Impegno sociale e comunità che accoglie,
che riassumeva un corso di volontariato. Sfogliando questa pubblicazione mi
sono reso conto che si tratta di un vero e proprio scrigno, pieno di perle preziose
di sapienza e di ricchezza di esperienza. Tra gli altri, ho trovato una relazione
di Mons Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Genova, che mi ha dato lo spunto
per qualche riflessione, che vorrei condividere con voi.
FAMIGLIA COME FEDE: UN FATTO PRIVATO
L'età moderna, iniziata qualche secolo fa, ha visto il progressivo ritirarsi
della famiglia e della religione nell'ambito del privato, grazie anche allo
svilupparsi dell'organizzazione economica industriale, che ha escluso sempre
più la famiglia come tale dal processo produttivo. Le scelte della famiglia
sono diventate apparentemente sempre più una questione personale, che
riguardava la libertà del singolo, le sue private opinioni ed emozioni.
LA CONTRAZIONE DELL'AMORE
L'organizzazione della produzione su scala industriale ha condizionato anche
il modo di pensare delle persone, privilegiando l'individuo, il più specializzato
possibile, per rientrare nell'ingranaggio della catena di montaggio. La persona
doveva diventare un consumatore di oggetti che durassero poco, per essere poi
ricomprati e alimentare così il mercato. In una concatenazione complessa,
cultura ed economia si sono intrecciate per generare l'uomo moderno, sempre
meno pubblico, sempre più affidato al sentimento e alla responsabilità
limitata. L'amore, un concetto che prima riguardava la responsabilità
di promesse che duravano una vita, si trasforma in un sentimento, un'emozione
passeggera o, comunque, limitata nel tempo. Passeggiando a braccetto, identità
famigliare ed esperienza religiosa si sono progressivamente sganciate dalla
loro dimensione sociale per acquistare lo statuto di faccende personali.
I NUOVI PADRONI
Questa evoluzione non è solo un percorso culturale, ma soprattutto un
diretto rispecchiarsi dello sviluppo economico dell'occidente. In realtà,
più la famiglia si trasforma in senso personale e privatistico e più
le decisioni che la riguardano vengono prese altrove. Lo spostamento in avanti
ad esempio dell'età del matrimonio non è solo il frutto di una
maturazione e di una maggior consapevolezza dell'importanza dì un simile
passo che necessita adulti responsabili per essere compiuto, ma la conseguenza
delle politiche occupazionali o scolastiche degli stati. La scelta di avere
pochi o molti figli non è solo una oculata decisione dei genitori, ma
il risultato di un certo modo di creare l'immagine della famiglia da parte delle
strutture economiche che condizionano i gusti e le scelte del singolo. In momenti
di espansione economica si promuoveva l'immagine della donna in carriera, mentre
ora che siamo in crisi si riscopertine/copre che "casalinga è bello".
IL CAVALLO DI TROIA SI CHIAMA LIBERTÀ DI SCELTA
Come ha fatto a scardinarsi un sistema di valori e di rapporti che sembrava
solidissimo come la famiglia? Il sistema è relativamente semplice, come
il cavallo di legno introdotto da Ulisse fra le mura della città inespugnabile
dell'Asia Minore che da dieci anni resisteva agli assalti greci. Non si è
detto che i valori precedenti erano cattivi, ma che contrastavano con il principio
sacrosanto della libertà individuale. Questo principio, una conquista
faticosa degli ultimi secoli è indiscutibile, intoccabile, come un dogma
religioso, ma con lo svantaggio che precede la consapevolezza dei fedeli. Nel
caso di un dogma, infatti, la Chiesa non fa nient'altro che riconoscere una
verità che è già fortemente radicata nella coscienza della
comunità, mentre nel caso della libertà di scelta personale, viene
data come presupposto a tutte le scelte conseguenti. Si noti che ho parlato
adesso di libertà di scelta, perché il cavallo di Troia sta mostrandosi
per quello che è veramente, un oggetto di morte con le parvenze di un
oggetto di culto. Infatti il concetto di libertà individuale, davvero
sacrosanto, perché riguarda il tribunale ultimo della coscienza dell'uomo
singolo e irripetibile, si è pian piano squagliato come un gelato al
sole ed è diventato libertà di scelta.
Libertà è la possibilità di aderire alla propria identità,
a quello per cui siamo fatti, mentre libertà di scelta è un principio
che riguarda l'avere, lo scegliere fra oggetti o sentimenti o persone. Dentro
al grande cavallo di Troia vi erano i soldati Greci che durante la notte uscirono
dal cavallo ed aprirono le porte della città all'esercito. La modifica
del concetto di libertà è stata un evento simile e le conseguenze
sono davanti a noi.
LE MURA ABBATTUTE
La famiglia è uno dei luoghi più devastati della città,
perché in essa stava la sorgente della socialità, della umanità
autentica del singolo e delle istituzioni. Lo stesso stato e la sua solidità
scricchiolano se la famiglia è smontata. Non vi è dubbio che l'idea
stessa di famiglia si è trasformata radicalmente negli ultimi cento anni.
Lo scopertine/copo primo di questo smantellamento non è l'affermazione di un principio
morale diverso da quello precedente, ma la costruzione dell'uomo più
adatto alle leggi del mercato. Divorzio, aborto, eutanasia, non sono problemi
morali, ma necessità economiche. Hanno a che fare con il controllo sulle
realtà più intime della persona, per poterla manipolare secondo
le esigenze della cultura economica. Il risultato è la distruzione progressiva
della città degli uomini, che non riguarda solo la famiglia ma l'intero
sistema sociale. Lo rivelano le crisi istituzionali che scuotono le società
occidentali, l'indifferenza alla vita politica di grandi masse di popolazione,
l'insofferenza per uno stato che non si capisce più e sembra sempre più
lontano dalle esigenze delle persone e delle famiglie.
UNA FAMIGLIA RITROVATA, PER RICOSTRUIRE LA CITTÀ
La Chiesa nella sua dottrina sociale riparte dalla famiglia, perché ciò
che la costituisce non è semplicemente il legame fra due coniugi e, eventualmente,
i loro figli, ma il tessuto che genera cittadini partecipi e solidali. Le radici
della famiglia sono infatti scritte nella persona a partire dalla sua condizione
di dono per se stesso e per l'altro. Dire come facciamo noi, con la Chiesa,
che la famiglia è un disegno originale di Dio, non significa che si tratta
di un comando del divino, quindi da rispettare solo per il fatto che viene dal
cielo, ma che questo disegno è da scopertine/coprire nel nostro modo di essere,
nella nostra differenza dei sessi, nel nostro inevitabile essere figli, cioè
incapaci di darci una ragione che non ci provenga da un Altro. Accettare questa
condizione di dipendenza non significa diventare passivi, ma assumere la nostra
condizione di dono e accogliere l'altro come un dono altrettanto importante.
Tutto assume una prospettiva diversa: l'amore non è più un sentimento,
la responsabilità procreativa non equivale a limitazione delle nascite,
l'educazione dei figli non è solo limite negativo, ma costruzione di
uomini per un mondo giusto.
L'EDUCAZIONE ALL'AMORE
Accettare di essere creature, non frutto del caso, limita la nostra libera scelta,
non la nostra libertà. Se infatti sono il frutto del pensiero di un altro,
sono anche il destinatario di un progetto in cui si realizza pienamente la mia
libertà. II segno di questo progetto, scritto nella nostra umanità
e nella nostra identità sessuata di uomini e donne ha nella comunione
famigliare il suo naturale compiersi. Crescere in una famiglia in cui ci si
educa reciprocamente a scopertine/coprire sempre più profondamente la nostra identità
di dono l'uno per l'altra e insegnarlo ai nostri figli non è solo la
realizzazione di una meta personale e di copertine/coppia, ma il presupposto per una cittadinanza
autentica. Se tratterò mio figlio con la coscienza che è un dono
non per me ma per tutti, così come io sono stato un dono per lui nel
darlo alla luce,imparerà che la sua responsabilità non si ferma
alle mura domestiche, ma abbraccia il mondo. Si vede dunque che a partire da
considerazioni esistenziali e in qualche modo teologiche non si sconfina nei
vaneggiamenti di uno spiritualismo tutto miele e amore che fa rima con cuore,
ma si pongono le basi per costruire la città dei viventi, capace di difendersi
da tutti i cavalli ingannatori che tenteranno di entrarvi.
L'ECONOMIA SANA È TEOLOGICA
Il ruolo della famiglia in questo processo di liberazione e di riscopertine/coperta dell'uomo
è fondamentale e in grado di trasformare anche l'economia. Non sto parlando
di sogni, ma bensì di realizzazioni concrete come ad esempio le banche
etiche, o l"'economia di comunione", un modo di fare affari, investimenti
e imprenditoria che conta già parecchi fautori e risultati. Quando la
Chiesa dice che la promozione dell'uomo integrale è economicamente vantaggiosa
sostiene esattamente questo. Il semplice esistere di famiglie che concepiscono
l'amore come una scelta responsabile, un'alleanza che dura più di un'emozione,
insegna ai loro membri e al mondo che esiste un altro modello di uomo, diverso
dal consumatore perfetto dell'economia dominante. Non solo, dimostra anche che
si possono fare scelte e progetti a lungo termine e produce persone capaci di
pensare sulla lunga distanza, anche in economia.
LA MORALE SANA È ECONOMICA
Lo stesso discorso, ma rovesciato, lo si dovrebbe fare per la morale, la cui
sanità, cioè efficacia per la costruzione della città degli
uomini, si deve poter misurare anche su base economica. Ancora una volta torniamo
alla famiglia e alla politica di attacco sistematico alla procreazione condotto
nei paesi in via di sviluppo, fino ad arrivare al ricatto economico per imporre
le politiche di controllo delle nascite a suon di contraccettivi e sterilizzazione.
Appellarsi solo ad una questione di dignità umana e di moralità,
in una società che ha perso certezze di verità è pressoché
inutile. Lo sa bene la Chiesa che da anni si batte per dimostrare che il controllo
delle nascite si attua mediante una politica attenta di sviluppo e un freno
allo sfruttamento miope delle risorse dei paesi poveri. Se una società
si muove in questa ottica in cui economia e identità della persona convergono,
al centro di questa convergenza e alla sua origine non può che esserci
la famiglia, da tutelare, da proteggere, da aiutare a riscopertine/coprire l'immenso tesoro
che racchiude nel suo stesso essere.